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RADICARE LA DEA. ARTI PRATICHE DI SACRO FEMMININO - 1° Arte


La dea, per come l’ho conosciuta, per come la onoro e per come cerco di condividerla nei miei scritti, non arriva nella vita delle persone lasciando tutto intatto, immutato, così come lo si è sempre conosciuto e sperimentato.

Lei arriva e porta trasformazione poiché la trasformazione è parte della sua natura profonda.

Lei arriva e trasmuta soprattutto perché reca con sé un linguaggio diverso da quello nel quale siamo cresciuti. Ha peculiarità sue proprie che mettono in discussione le nostre credenze, la nostra visione di noi stessi e del mondo, la nostra relazione con la terra e con l’intera creazione.

Possiamo arrivare a lei dalle vie più disparate: arriviamo a lei perché siamo attratti dall’ essenza femminile del divino, oppure perché richiamati da un sentimento spirituale diverso da quello che anima le nostre religioni di nascita o ancora per la magia che pressoché sempre la dea reca con sé.

Qualsiasi sia il desiderio che ci ha condotti a lei la prima cosa che sperimenteremo quando apriremo la porta per lasciarla entrare nelle nostre vite sarà, quasi sicuramente, il suo potere trasformativo ed allora, per far sì che la trasformazione sia reale ed effettiva ci sono Arti che non dobbiamo trascurare di sviluppare mentre, giorno dopo giorno, radichiamo la dea in noi stessi e nel nostro mondo.


PRIMA ARTE

CONOSCI TE STESSO


C’è un mondo che è solo tuo. E hai bisogno di conoscere quel mondo molto bene

- Sarah Byrden

Dov’è la fonte della tua forza magica? Da dove vieni? Come puoi pro-vocare magia se non ti conosci?

- Luisa Francia

- Le tredici lune


Gnothi seauton. Conosci te stesso.

Era questo, si dice, uno dei motti del santuario greco di Delfi, luogo di saggezza e di profezia femminile da tempi molto antichi.

Inizialmente il santuario era dedicato a Gea, la Terra, profetessa primigenia che trasmise poi l’eredità a sua figlia Themis che a sua volta trasmise il potere alla titanessa Phoebe che solo molto dopo passò, o fu costretta a passare, la sovranità su Delfi al Dio Apollo.

La profetessa delfica era chiamata Pizia, la serpentessa, ma anche Ape, animali associati alla Dea sin dalla preistoria.

Pellegrini da ogni parte della Grecia e non solo si recavano a Delfi con una domanda nel cuore per ricevere un responso dalla Pizia.

Ma prima di poter ascoltare le parole della profetessa, prima di ricevere la sua speciale conoscenza, c’era un’altra conoscenza assai più fondamentale e radicale da possedere: la conoscenza di sé.

Il primo posto dal quale posso partire per trasformare la realtà sono io stessa.

L’incontro con la Dea può essere uno specchio che ci invita a guardare a fondo nella nostra più nascosta intimità così come nella superficie più esterna ed esposta.

Lo sguardo che la Dea offre e insegna è acuto, penetrante, forse spietato ma mai giudicante, riflette la realtà per come è perché è da quella conoscenza che possiamo davvero partire per iniziare a decostruire e costruire qualcosa di diverso.

Questo sguardo indaga ogni cosa.

Mi spinge a conoscere le mie reazioni.

Indaga le credenze che ho formato nel tempo su me stessa e su ciò che mi circonda.


Come mi relaziono agli altri. Che relazione ho con la terra, con le creature che la abitano insieme a me, con la Vita stessa.

è uno sguardo che, quando riesco a far essere compassionevole, mi aiuta a comprendere i miei autentici Si ed i miei autentici No e mi insegna a rispettarli rispettando allo stesso modo i Si ed i No di tutti coloro che mi circondano.

La conoscenza di me non riguarda la personalità o il rendermi statica, cristallizzata.

Rilascio la rigidità.

Imparo a conoscere la mia autentica naturale umanità in modo da rispondere alla vita di volta in volta in maniera fluida, dinamica, cangiante, mutevole come lo è Lei.

Questa Prima Arte richiede presenza, osservazione, ascolto profondo.

Quando ci mettiamo in viaggio per conoscerci realmente siamo come un pellegrino in viaggio verso Delfi in cerca di saggezza e conoscenza, con la sua domanda nel cuore.

Ed allo stesso tempo siamo Delfi.

Noi siamo il nostro luogo sacro.

E non per un unico, breve, periodo.

Ma per la nostra intera vita.


*Proprietà letteraria di Valeria Aliberti.

Vietato riprodurre il testo senza il consenso dell’autrice.


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