Le Rune - Concetti fondamentali
- lachanceria
- 7 lug 2022
- Tempo di lettura: 6 min

Elementi preponderanti di questa affascinante cultura sono il contatto con la natura, il contatto con l'universo attraverso il suono e l'esercizio fisico, il rispetto per gli antenati e la capacità di viaggiare tra i piani per poter ascoltare gli insegnamenti dei mentori e delle guide umane, animali e elementali presenti insieme a noi su questa terra a costituire un unico equilibrio.
Il concetto di "al di là" non era presente in epoca pre-cristiana, come anche quello tradizionale di anima a cui siamo attualmente abituati.
La tradizione sciamanica norrena interpreta la vita in diversi livelli di esistenza, intende l'essere umano fisicamente vivo (come le piante), non creato dagli dei ma plasmato da essi all'interno di un concetto di continuità uomo-natura, dal quale obiettivamente non ci saremmo mai dovuti separare in modo così estremo come invece la nostra consumistica modernità ci ha imposto di fare nei secoli.
Secondo questi livelli di esistenza noi esseri umani disponiamo di un corpo fisico materiale che viene chiamato LIK.
Il nostro Lik ha un'apparenza fisica, l'HAMR ed è animato dall'ÖND, che corrisponde al respiro, lo spirito, l'essenza della vita: sacra scintilla che ci connette al tutto.
L' Önd risiede nella nostra voce e per questo motivo il canto (il Galdr) risulta il primario strumento di contatto con le altre energie e l'universo stesso, che ci ascolta e ci accompagna nel nostro viaggio terreno.
Il pensiero e la coscienza sono raccolti nel concetto di HUGR, mentre la memoria viene definita MINNI, intesa come esperienza che rimane, saggezza ancestrale; Hugr e Minni corrispondono a Huginn e Muninn, i sacri corvi del dio Odino, che egli utilizzava per essere costantemente informato di tutti gli avvenimenti importanti nel mondo degli uomini.
L'essere umano può disporre del prezioso aiuto della FYLGJA (o Fylgjur al plurale), la guida spirituale: questa può essere animale (famigli, totem), umana, divina o anche astratta (come i poteri elementali o altre figure come giganti, nani, elfi etc...).
Attraverso pratiche meditative profonde come ad esempio il Galdr, il Seiðr (forma di rituale più complessa che prevede una posizione seduta e anche l'utilizzo di strumenti ritmici come bastoni o tamburi per indurre la trance) o l'Hamrammr (Shapeshifting: alterare il proprio Hamr indossando pelli, corna, zanne, ossa di animali per invocare e onorare la potenza dei loro spiriti) gli uomini riescono a comunicare meglio con i VARD (guardiani, guide, mentori) e viaggiare tra i piani, alla continua ricerca della saggezza nascosta nei segreti della natura o custodita dagli antenati, captando segni utili a formulare eventuali predizioni (quando desiderate) attraverso il raggiungimento dell'OD (Oð), stato trascendentale di estasi e illuminazione divina nel quale poter accedere al DRAUGR, la coscienza dei non morti.
Al fine di instaurare e mantenere un rapporto di giusto scambio con queste energie incorporee dell'universo all'interno del quale poter ottenere saggezza e rivelazioni o conquistare il loro favore riguardo speciali avvenimenti, è di uso comune effettuare dei BLÓT (offerte, sacrifici), per onorare e ringraziare i loro amorevoli spiriti.
Il concetto di sacrificio viene da sempre mal percepito nell'immaginario comune per colpa di un'eccessiva ridondanza di informazioni falsate e romanzate distribuite su larga scala da letteratura, cinema e televisione, che da tempi immemori instillano nel pubblico una visione cruenta e sanguinaria di queste pratiche che è abbastanza lontana da quella che era la realtà e la pura intenzione di gesti rituali che erano più che altro simbolo di amore e celebrazione, testimonianza di equilibrio, profonda devozione e anche comunione.
Quello del sacrificio era un momento di festa e di nutrimento quasi sempre collettivo, uno scambio di doni.
Quando veniva predisposto un sacrificio animale per esempio, ogni parte di esso veniva utilizzata: le pelli, le ossa, il sangue. Le carni venivano mangiate insieme a tutti per celebrare divinità e forze della natura, per propiziare la buona fortuna dei raccolti e di tutto ciò che contribuiva al benessere del gruppo: un'esperienza molto più paragonabile a un barbeque in parrocchia che a un sanguinolento atto di violenza selvaggia.
Anche nella Roma pre-cristiana, volendo andare a vedere, i templi erano decisamente numerosi (ancora a tutt'oggi disponiamo di un esorbitante numero di chiese e luoghi di culto) e un povero mendicante aveva la certezza di potersi procurare almeno un pasto al giorno usando l'accortezza di presenziare ai numerosi sacrifici che venivano svolti in tutti gli angoli della città. Il sacrificio era anche carità e sostentamento per i meno fortunati, garantiva loro di poter svolgere una vita comunque dignitosa nonostante le difficoltà.
Non solo bbq a ogni modo, molto usata anche la pratica di costruire manufatti di diversi generi da offrire in dono agli dei, in cui infondere la propria intenzione, la propria scintilla; come anche quella di offrire incensi o costruire ghirlande di fiori.
Nella tradizione norrena comunque i principali blót da fare durante l'anno erano tre: il primo per propiziare la fertilità all'inizio dell'inverno, il secondo per la crescita a metà inverno e il terzo alla fine, per la vittoria del raccolto.
In una concezione moderna di blót, dove ovviamente nello spazio limitato dei nostri appartamenti di città, dopo una lunga giornata di lavoro è chiaro che non possiamo permetterci di offrire un morbido capretto alle nostre sacre divinità di riferimento (o magari siamo anche vegani, eh) è bene considerare che quello che conta non è la materia prima utilizzata, ma il gesto fatto e l'intenzione impressa in esso.
Va benissimo quindi anche offrire un frutto o un fiore, dell'incenso, del sidro, del vino (ma anche dell'acqua può andare), accendere una candela, cucinare un buon piatto e condividerlo o avere il piacere e la cura di farlo per sè. Compiere il gesto con intenzione è l'importante e se non abbiamo trovato lingue di serpe, ali di pipistrello, artigli di giaguaro e polvere di unicorno poco importa.
La cura e le energie che impieghiamo nei nostri momenti rituali sono le stesse che ci torneranno indietro, sotto forma di fortuna, soddisfazione e protezione, in base a ciò che abbiamo chiesto, ciò che siamo disposti a realizzare.
L'ammontare di potere e illuminazione di cui una persona è in possesso viene definito col termine HAMINGJA, che al giorno d'oggi viene tradotto come "fortuna" ma nasconde concettualmente un livello di profondità molto più vasto legato non tanto al fato e alla buona sorte di per sé, ma più che altro al valore e all'onore nel pensiero e nelle azioni. Termine derivato dal proto-norreno "hama-gange" che significa a grandi linee trasformarsi, assumere diverse forme, faceva riferimento all'onore e alla rispettabilità perché si usava dire che non c'è morte per coloro che hanno vissuto con onore: essi cambiano forma; vivono nel loro lascito, negli insegnamenti tramandati ai propri successori, nell'affetto dei propri cari e in ciò che per loro hanno costruito.
L'Hamingja è ereditaria, ci viene tramandata dalla nostra famiglia, racchiude la saggezza dei nostri antenati giunta fino a noi per farne appunto tesoro e quando questa è molto potente significa che siamo cresciuti in un contesto di onore e sani principi, educati ad agire nel giusto e spiritualmente forti, cosa che di conseguenza ci renderà in grado di raggiungere con successo i nostri obiettivi nella vita... tecnicamente una fortuna, si, ma non proprio scesa come la manna dal cielo: l'Hamingja è la fortuna che ciascuno si costruisce per sé avendo la cura di mantenersi in un regime di ordine fisico e mentale, migliorandosi con costanza nei pensieri e nelle azioni, ricercando il significato profondo nelle proprie esperienze e nella condivisione con gli altri.
Molto simile al concetto di Karma familiare, l'Hamingja si può accrescere e riparare anche in caso di sfortuna nella condizione iniziale che -giustamente- non abbiamo potuto scegliere, praticando con rispetto, costanza e devozione i sani principi di un vivere equilibrato.
Questi sono gli elementi basilari utili alla comprensione del FJÖLKYNGI che è il termine che viene più comunemente utilizzato per racchiudere l'insieme delle pratiche che costituiscono la magia norrena, che deriva da fjöl = tanto, molto + kunna = conoscere, sapere, capire e può essere tradotto in "conoscenza superiore".
Altro termine che viene utilizzato per questa definizione è TROLLDOMR, ma questo possiede un'accezione leggermente dispregiativa.
Andremo ora a parlare di quelle che sono le pratiche che ho adottato nella mia personale routine spirituale e di come fruirne in modo ottimale per favorire la propria crescita interiore.
La condivisione di questi aspetti molto intimi della mia spiritualità è esercitata al fine di accrescere la consapevolezza e il potere individuale di chi vi si accosta, fermo restando che le impressioni e le convinzioni che andrò a cercare di descrivere nel modo più accurato e comprensibile possibile nei prossimi paragrafi potrebbero non risuonare con voi e col vostro personale sistema di credenze, che ritengo comunque rispettabile e assolutamente valido: come spesso ripeto anche nelle mie letture delle energie collettive, se il messaggio non vi risuona, evidentemente non era destinato a voi.
Il bello dei messaggi delle energie collettive comunque - se posso dire- è che a prescindere dalla destinazione restano sempre dei bei messaggi, obiettivamente apprezzabili: le energie collettive sono quelle che sono e si alternano inesorabilmente nel tempo; se nn sei incazzato o confuso oggi, potresti esserlo domani e il messaggio che non era per te in un'occasione, potrebbe tornarti utile in un'altra. Tutto fa brodo, insomma. Impara l'arte e mettila da parte. È sempre meglio sapere.
È sempre meglio per me, ribadisco, non è un'imposizione universale, è sempre meglio per quelli come me a cui piace "arrivarci preparati".
A cura di Laura Mizzon
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