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  • lachanceria

Nello specchio ci sono io, il nemico o il mio maestro?



I social hanno sdoganato moltissimi concetti che sarebbe bene affrontare con un certo rispetto e poca superficialità.

Non credo si possa parlare di qualcosa se non si hanno le basi necessarie per impelagarsi in certi discorsi.

Figuriamoci addentrarsi per certe strade.


Va di moda parlare della regola dello specchio, banalmente potremmo definirla la proiezione inconsapevole dei nostri difetti su qualcuno di esterno a noi.

Quando guardiamo quest’altra persona, vediamo e ci infastidisce qualcosa che in realtà non appartiene a questa terza persona, ma a noi.


E quindi riconoscere queste nostre caratteristiche nostre negli altri, comprendere che sono le nostre aree di miglioramento su cui possiamo lavorare, aiuta una certa crescita personale.


Ma attenzione.

Perché la cosa è molto più complessa di cosi.

Nella nostra, ahimé, eterna ricerca di alibi e scuse per non fare qualcosa o non affrontare le oscurità della nostra mente, proiettiamo all’esterno i nostri problemi, e li identifichiamo perennemente con un nemico costruito ad hoc ogni volta.


La malattia è un nemico, la società è un nemico, tutto può diventarlo, un nemico, se ne abbiamo bisogno.


Se il discorso dello specchio vale sempre, l’unico vero nemico siamo noi stessi.


Con le nostre contraddizioni, i nostri tanti piccoli ego che ci portiamo dietro, le convenzioni sociali che ci manipolano.


Quello che siamo restii ad imparare è che il nemico va abbracciato. E amato.

Accettato.


Il nemico siamo noi, e ci manifestiamo per ricordarci ciò che non va della nostra vita e del nostro percorso.


Alimentare contrasti ci allontana dalla centratura e dall’equilibrio.

La ricerca del nemico, fa si che noi lo troviamo, tutto è mente, avremo ciò che siamo convinti di incontrare, e lo stato di malessere può trasformarsi nelle conferme di cui abbiamo bisogno.

E faremo di tutto affinché non se ne vada.


Siamo l’origine dei nostri problemi, siamo i maestri di noi stessi, l’oscurità porta alla luce, ma solo se riusciamo a guardarci con distacco, senza giudizio e la ferma volontà di voler fare un lavoro di estrema pazienza su noi stessi.

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