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  • lachanceria

MATRIX SIAMO NOI


Strappare il velo di Maya non è un punto di arrivo, e neppure di partenza.

Alcuni credono che una volta fatto si aprano straordinari orizzonti di coscienza, altri ritengono il loro percorso concluso.


Ritengo che entrambe le considerazioni siano da considerarsi erronee.


Ammesso e non concesso che si riesca in tale intento, questa è solo una fase di un percorso che parte da molto più lontano e porterà dove non è dato sapere.


É un passaggio, per un sentiero che è giusto che mantenga le sue incognite e aumenti le incertezze più che fugare dubbi.


È una conseguenza naturale a un lavoro fatto in precedenza, che apre prospettive differenti in ognuno di noi.


Rendersi spiritualmente conto che viviamo in un piano materiale e prenderne coscienza non è una meta, soprattutto se poi non sappiamo cogliere l’importanza dell’elemento materia.

La nostra strada non è allontanarci da questo piano ma aprire le porte al mistero.

Non allontanarci da questo mondo, ma farci entrare la luce.


Questo dovrebbe accadere una volta caduto il velo di Maya.

L’ambizione della salita è fuorviante. L’elevazione non deve accadere in questo stato evolutivo.

Radicarsi vuol dire anche questo, creare armonia tra l’elemento celeste e quello terreno.


Abbiamo un compito da svolgere e non è fuggire da dove siamo ora.


Non c’è nessun bianconiglio da seguire, nessuna Matrix da combattere.

C’è solo un Mistero da accogliere e una prospettiva da ampliare.


Matrix siamo noi, sono le nostre convinzioni, i nostri atteggiamenti, il nostro modo di approcciarci alle cose.

Noi stessi ci incateniamo e ci rendiamo schiavi a mappature di comodo.


Demolire senza costruire non serve a niente.

Dietro il velo non c’è la verità, ma la possibilità di un lavoro ancora più profondo con noi stessi.

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