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  • lachanceria

La politica non è inutile, è dannosa

La politica è sempre stata la distrazione umana più potente.

Quanto si discute, si legge, ci si impegna dietro a quello che non è altro che una delle espressioni più nefaste della strutturare sociale creata dall'uomo.


La politica dovrebbe limitarsi ad essere espressione della volontà dei partecipanti ad una comunità su come tale aggregato sociale deve essere gestito.


Non ci dovrebbero essere ideologie, principi, etiche e morali.


Basterebbe un accordo tra chi è amministrato, che scelge i propri rappresentanti, e gli amministratori, scleti in base a intenzioni espresse mediante contratti, che se violati fanno decadere il rappresentante dal suo ruolo.


Tutto molto semplice.


In parlamento si discute e si vota punto per punto in base agli impegni presi con gli elettori, e non per scelte di partito e si prosegue fino a revisione della rappresentanza scelta.


Ma noi l'abbiamo voluta complicare.

Sovrastrutturare fino al ridicolo.

E ci piace così.

Di che si parlerebbe se non ci fosse corruzione, infiltrazioni mafiose, cambi di casacca, tradimenti, franchi tiratori, accordi fatti e stralciati, compravendita dei parlamentari?


I programmi elettorali sono carta igienica.

Non li legge più nessuno. E ormai sono solo slogan buoni per post social.


Giornalai sondaggisti vivono giornalmente di variazioni percentuali nemmeno fossero operatori di borsa.


E la gente si infervora vedendo ancora fascismi e comunismi senza avere la più pallida idea di cosa questo dovrebbe tradursi a livello politico riducendolo tra è meglio quelli del'olio di ricino o gli anticlericali che mangiano i bambini?


Tutto molto ridicolo.


Destra e sinistra hanno tradito le loro storie, sconfessato principi e rinnegato se stessi.

Si sono supportate a vicenda per tutta la seconda repubblica (e forse da sempre dal dopoguerra in poi).


Si sono gentilmente alternate, venute incontro quando una delle due era in difficoltà, governando insieme se necessario, fare finta opposizione quando serviva di mantenere un certo bisogno di apparire.


E noi siamo stati rotelle del meccanismo.

Votare uno, votare l'altro, annullare la scheda, astenersi.

Ognuna di queste azioni vale l'altra.

Tutte alimentano lo stesso ingranaggio.

Sono tutte possibilità che ci concede il mondo materiale degli uomini.

Non si scappa, più si vuole andare contro più gli si dà forza.


Chiediamoci.

Come possiamo impegnare il tempo se la politica non distraesse così tanto?

Come lo impegna chi già non si fa distrarre?


Leggiamo, dipingiamo, suoniamo o ascoltiamo musica.

Incontriamoci, passeggiamo, andiamo in un museo.


Un po' come quando si mettono gli spicci che si trovano in tasca dentro un salvadanaio e va finire che ci esce un bel regalo da farsi.


Ogni volta che riusciamo a ignorare la politica facciamo qualcosa che ci piace, e mattone dopo mattone costruiamo qualcosa di bello.


Il mondo materiale va abbandonato un passo per volta, avvicinandoci a qualcosa di superiore, non contrastando ciò che vediamo che non ci piace. Più ci concentriamo sugli aspetti negativi più creiamo quella dualità sterile che rafforza tutto il meccanismo che vorremmo inceppare.


Ma non dobbiamo incepparlo, dobbiamo uscirne.


Quindi il problema non sarà se votare o no, per chi votare, se astenersi o annullare la scheda, la questione sarà come impegniamo il tempo e i pensieri che sottrarremo al mondo materiale se decidiamo di fare entrare un po' di luce in esso.



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